A pochi giorni dal nostro articolo “Il bulbo della discordia” che riportava l’anatema di Carlo Rossella contro l’aglio, si è innescata una guerra internazionale degli agliofobi.
Alessio Vinci, corrispondente italiano della CNN, in un lungo servizio, affronta la questione evocando stereotipi turistici e proponendo un quadro grottesco dei politici e manager locali con Silvio Berlusconi, Alfonso Pecoraro Scanio, Bobo Craxi, Romano Prodi, Luca Cordero Di Montezemolo, e Marco Tronchetti Provera alleati nella lotta contro gli agliofili.
Rimbalzata la notizia nel Bel Paese, La Stampa sintetizza il tutto affermando che il cronista della CNN “ironizza, ma non troppo” sulla crisi dell’aglio ponendola come un sintomo del tracollo italiano.
Mentre Studio Aperto, a sua volta, dedica un servizio al caso CNN, si affaccia sullo scenario il caustico mondo dei blog e internet impegnato ora a biasimare l’insulsità del tema (odiostudioaperto.blogspot.com) ora a dimostrare che il vero bersaglio del canale d’oltreoceano siano le mistificazioni dei ristoranti italoamericani, lungi dall’assomigliare alla nostra cucina (sanablog.it)
Intanto il Corriere della Sera esce con un dettagliato elenco dei vip schierati sull’uno e sull’altro fronte, riportando, di nuovo, il dibattito all’esterno dei circoli culinari e trasformandolo in un fatto politico-economico.
A concludere la saga è l’Associated Press che aggiunge, in favore dei detrattori, l’inattendibilità scientifica di certe proprietà attribuite all’aglio. Per i sostenitori riporta, invece, le accorate preoccupazioni di Coldiretti che teme una ricaduta contro i produttori in un Paese che, di contro all’incremento della domanda (+4,3% nel 06) registra un calo di produzione ed un aumento di importazioni da Turchia, Egitto e Cina. (a.cat)
Da “bulbo della discordia” a “cavallo di Troia”
Il dibattito agliofili/agliofobi sbarca in USA e rimbalza nel Bel Paese.
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