Tutto è partito da una semplice considerazione: bisogna trovare (e dare) alternative al mondo produttivo. “Le alternative possono essere numerose e diverse tra loro; in questo momento, tra le altre, abbiamo scelto la frutta a guscio. E, in particolare, le nocciole, perché la richiesta è elevata e può essere redditizia per l’imprenditore agricolo”. Così il presidente Marco Casalini spiega la scelta della Op Terremerse Sezione Ortofrutta di attivare e dedicarsi al Progetto Nocciolo in partnership con Ferrero (vedi articolo).
Diversificare e dare opportunità di reddito
“Alla base della scelta c’è sicuramente la possibilità di garantire un reddito ai nostri produttori – chiarisce Casalini – Con annessi alcuni vantaggi, quali il fatto che la coltura richieda un limitato impiego di manodopera e che sia meccanizzabile al 100%. Entrambi sono valori importantissimi, viste le difficoltà legate al reperimento di lavoratori e alla gestione del personale. Poi, prendere decisioni osservando il mercato è sicuramente, e finalmente, un ragionamento sano!”.
Il progetto Nocciolo sta avanzando secondo i piani. Avviato un anno fa prevede l’impianto di 600 ettari in cinque anni e proprio ora è stata raggiunta “quota 100”. “Quando parliamo di questi ettari facciamo riferimento al progetto Terremerse e Ferrero – precisa il presidente – Noi però già serviamo come agroforniture 1.800 ettari di noccioleti, con un servizio tecnico attivo di assistenza e supporto per nutrizione, irrigazione, difesa e altro ancora. Per cui la produzione è un argomento che conosciamo bene. Non controlliamo la fase commerciale”.
Cosa significa collaborare con un colosso come Ferrero
La collaborazione con le multinazionali e con le grandi realtà strutturate è un’occasione di accrescimento e, al tempo stesso, una opportunità reciproca. “Ferrero ha colto una necessità, noi le nostre e ci siamo intercettati a vicenda – dice Casalini – Per noi lavorare in sinergia e in squadra lungo la filiera ha un valore altissimo. Lo facciamo già per le orticole industriali, e per i cereali, con le più importanti imprese di trasformazione e, ora, anche per il nocciolo è giusto avere un partner industriale. Credo l’arricchimento sia comune. Certe fasi produttive appaiono semplici ma sono articolate e complesse e un momento di confronto con grandi realtà che hanno una visione quotidiana del mondo, che noi non abbiamo, arricchisce ed è di stimolo”.
I noccioleti entreranno in produzione nei prossimi quattro/cinque anni. Il business plan prevede un investimento per il centro di lavorazione in via Classicana, a Ravenna, dove già si lavorano i cereali. “Sarà dedicato alla fase pre-industriale, per la pulitura e l’essicazione, e realizzato nei tempi previsti, non prima di tre anni. Moduleremo l’investimento in base agli ettari investiti”, conferma.
Al momento non ci sono altri progetti sulla frutta a guscio. “Troppa diversificazione significherebbe dispersione – osserva Casalini – Non avrebbe senso su prodotti già gestiti bene da altri. Passati cinque anni, potremo decidere insieme a Ferrero se andare avanti con le piantumazioni o fermarci”.
L’importanza di mantenere la propria identità (e radici)
“Per noi è importante non essere identificati esclusivamente con il nocciolo. Perché abbiamo altri progetti su mille fronti. Il Progetto Nocciolo è strategico ma non è l’unico. Vogliamo continuare a seguire le logiche che ci hanno contraddistinto. Per noi vince il concetto di affiancamento dell’imprenditore agricolo ogni singolo giorno. Non per la vendita di prodotti, ma per il servizio. Con risposte e soluzioni diversificate e calibrate su ogni singola impresa agricola. Consideriamo – conclude Marco Casalini – di essere un pezzo della filiera, tra produzione e mercato, pronti e capaci di fornire servizi a entrambi”.